Ho appena visto (mea culpa: è uscito molto tempo fa…) un bel documentario scaricabile gratuitamente in alta definizione: PressPausePlay.
Parla, con molte interviste, mai noiose, e bellissime immagini, dell’impatto che hanno avuto le “nuove” tecnologie sul “fare” arte in generale, e musica in particolare.
Tra i molti intervistati c’è Moby: produttore, musicista, dj e quant’altro gli viene in mente di essere.
L’affermazione “craft is dead“, che si potrebbe tradurre con “l’abilità, la conoscenza tecnica, è morta” è sua. La usa spiegando che “un tempo per fare fotografia bisognava conoscere a fondo tutta la procedura, dallo scatto iniziale allo sviluppo e la stampa della foto stessa. Adesso non è più così: basta possedere la tecnologia adatta…”.
Questo è più o meno quello che afferma, e detto da lui è comprensibile. Ma falso.
Tutto il documentario, a partire da Moby stesso, non fa che sottolineare il rischio che l’ampia disponibilità di “mezzi” tenda a produrre mediocrità in quantità asfissianti. La “maestrìa”, la padronanza del mezzo si ottiene con lo studio, con la costante applicazione sullo “strumento”, che inevitabilmente porta a conoscerne ogni minimo particolare e caratteristica. E quindi a sfruttarne al meglio le qualità come anche le debolezze.
Avere una telecamera digitale o uno studio di registrazione completo all’interno di un computer non porterà automaticamente ad ottenere filmati o musiche degni di essere visionati e ascoltati.
Di più: l’enorme capacità di accumulare a basso costo miriadi di versioni diverse dello stesso prodotto (film o musica non cambia) inibisce, a chi non ha abbastanza “abilità”, la capacità di ponderare una scelta. O peggio: la scelta rischia di essere influenzata dal mezzo: è meglio il brano che suona più forte, o il filmato che ha la gradazione di colore più in linea con quanto dice il manuale accluso al programma…
Come viene detto anche nel film da Amy Phillips: c’è chi ha talento e chi non ha talento.
Aggiungo io: in parte il talento può essere “surrogato” con l’abilità, ma solo in parte…
Certo, se però non c’è talento e manca del tutto “l’abilità” ecco spiegato come mai siamo invasi da quantità abnormi di spazzatura mediatica…
E come ribadisce Moby: se il mondo viene invaso dalla mediocrità, la gente si abitua alla mediocrità.
Fino alle opinioni controverse di Andrew Keen, probabilmente ferito dal fatto inevitabile che, da questo marasma di idee possano emergere talenti inespressi capaci di mettere al tappeto esperti come lui…
Io, che non mi considero un esperto, sto iniziando una nuova avventura come “dilettante” filmmaker e l’argomento, guarda caso, sarà proprio la maestrìa, la conoscenza del mezzo, lo studio e la passione che può portare una persona fino al livello di Maestro, nel proprio campo.
E ci saranno musicisti, artigiani costruttori di strumenti di qualità, loro e la concorrenza del “mercato” inteso nel senso più deleterio del termine…