Jumping On The Bandwagon

 

Un video musicale girato in tre ore per il nuovo album solista “Avalanche Blues” di Carlo Mazzoli.
Sonorità country, estremamente curate.
Bello lavorare con persone che amano il proprio lavoro e rispettano quello degli altri. Raro, ma bello…

È stato molto divertente curarne ogni aspetto: dallo storyboard alla Color Correction finale, passando per la registrazione dei rumori d’ambiente (e dei cigolii della Bianchina).

Mi sono dovuto occupare anche del taglio del prato…

Avendo utilizzato anche materiale di produzione Røde ho iscritto il video (in una versione leggermente ridotta per aderire alle inflessibili regole del contest) e il “dietro le quinte” del video stesso al My Røde Reel 2017.

La versione “da concorso” si trova a questo link.

Anzi: se chi ci passa a guardarlo lascia anche un voto…


Sergio Gotti, scultore

Un amico artista, pittore, scultore e scenografo, mi ha chiesto aiuto per un “problema” apparentemente banale, ma molto irritante.
Da qualche anno ha iniziato a “scolpire” utilizzando fogli di cartone, con risultati sempre più spettacolari.
L’accoglienza è sempre molto calorosa, ma come spesso accade quando chi “guarda” non conosce la tecnica di chi “fa” ecco che sbocciano ipotesi sul “come ha fatto?”.
Qualche settimana fa tre sue opere in cartone sono state ospitate al Maker Faire di Roma, la Fiera degli inventori e delle innovazioni, la seconda al mondo come dimensioni, dopo quella di San Francisco.
110.000 visitatori in tre giorni, la maggior parte passata anche davanti le opere di Sergio Gotti.
Ed ecco ripresentarsi il carosello di ipotesi riguardo il “come” sono state realizzate:
Laser!, Sono tagliate al laser, si vede benissimo!!
No: è un blocco di cartone e poi ci scava dentro. Come? E che ne so, mica sono io a farle!
Stampa 3D in cartone, questa è la tecnica. Dove sta la stampante, però?
Lui le assembla solo, le sagome le scarica da internet…

Ecco: per frenare questo delirio di ipotesi ed risparmiare a Sergio Gotti infinite spiegazioni sul “come” lui realizza queste sculture, ho realizzato un breve filmato dove si vede come lavora e lo si ascolta descrivere la tecnica utilizzata.

Tecnica semplicissima, che fa apprezzare ancora di più la maestria di Sergio Gotti.


Back to live…

Con un ingiustificabile ritardo rimetto mano al blog di Trafficarte…
Altri impegni, altri progetti, lavori, problemi m’hanno distratto da questo che dovrebbe essere un diario del percorso di questa band, che non è solo una band, ma una cosa un po’ più ampia e complessa.
Ricomincio da dove avevo lasciato: un anno fa siamo tornati su un palco portando con noi questo esperimento di strumento musicale.
L’esperimento, nonostante i problemi tecnici e la difficoltà nel far capire al pubblico cosa fosse, ecco: è andato, dal mio punto di vista, benissimo.
Tanto che poi l’Università La Sapienza di Roma ha invitato mio figlio Michele, l’artefice di tutto, ad illustrarlo in un incontro che ha portato l’università stessa a decidere che questo “strumento” avesse le credenziali necessarie per poter rappresentare, insieme ad altri progetti, la facoltà di Informatica al Makers Faire 2015 che s’è svolto ad ottobre 2015 proprio al Campus della Sapienza di Roma.

Il Futuro

Sono stato lì quei tre giorni, con mio figlio e con alcuni suoi compagni di corso, ad illustrare e far provare quello che poi è stato chiamato OMI, Open Musical Instrument.
Lì a Roma sono stati aggiunti altri tipi di sensori per simulare un Theremin, anche se poi l’enorme flusso di pubblico (i visitatori complessivi in tre giorni di Fiera hanno superato le 100.000 persone..) ha messo a dura prova i sensori di pressione: all’ennesimo bambino che li “stimolava” con le unghie i circuiti sono saltati…

Kids MKF2015

Mentre rimetto mano al repertorio, ampliandolo, e studio come incorporare meglio l’OMI nel setup della band, sto piano piano montando alcuni video di quella serata.

Per ora solo “Still Standing” e “Cronomoto” e una cover, “Calling You”. Presto (spero…) anche qualcos’altro…

[Update: aggiungo un altro paio di brani, “Drops” e “Mo’ Better Blues”]

Still Standing Live

Cronomoto Live

Calling You Live

Drops Live

Mo’ Better Blues


Trafficarte Live, again…

Fra pochi giorni, il 28 agosto, torno a suonare dal vivo con la band Trafficarte e con il prototipo di un “qualcosa” che è talmente un prototipo da non avere neanche una definizione.

Ci saremo noi musicisti, con i nostri strumenti, con la scaletta dei brani da suonare.

E ci sarà un sistema piuttosto complesso formato da una serie di pad auto-costruiti, simili a quelli utilizzati dai batteristi, collegati ad una vera e propria “catena” informatica…

Nell’ordine: una coppia di Arduino come input dei pad, collegati via Usb a un Raspberry pi2 seconda serie che tradurrà quanto elaborato dai due Arduino in OSC, collegato al mio Mac via Ethernet (con adattatore Ethernet>Usb) che, tramite OSCulator tradurrà il tutto in segnali Midi che a loro volta controlleranno una serie di Virtual Instrument all’interno di LogicProX, a sua volta collegato al mixer attraverso un’interfaccia audio UMC404 Behringer.

Nonostante la cattiva fama del nome, l’unico anello della catena che non mi dà pensieri è proprio l’interfaccia Behringer…

Tutta la programmazione del sistema l’ha ideata mio figlio Michele, il resto è un assemblaggio piuttosto raffazzonato di microfoni piezoelettrici modificati, gomma piuma, lastre di rame, tavole di legno, materassini da palestra riciclati e una montagna di fili e saldature…

L'assemblaggio...

L’assemblaggio…

Pronti per il rivestimento.

Pronti per il rivestimento.


Learning how to be a great pretender…

Mario Cesari

Andando avanti a metter assieme idee e frammenti per il progetto “Craft”, una serie di brevi documentari sul rapporto fra l’artigiano costruttore di strumenti musicali e il musicista che suonerà quegli stessi strumenti faccio esperimenti di ripresa video.

Un paio di settimane fa ho incontrato Mario Cesari, un artigiano del metallo, che dimostrava a Nazzano le sue tecniche di forgiatura a freddo.

Su Vimeo e su YouTube ho messo un paio di video del suo lavoro.


Craft

Ho finalmente cominciato a realizzare un progetto al quale pensavo da tempo, da quando ho visto PressPausePlay e sul quale scrissi alcune righe.

Qui alcune immagini.

E qui il primo video, Paolo Dubla Liutaio:


Ensō

Io suono, non bene, ma suono.
Mi piace il “suono”, mi piace ascoltarne le sfumature, lo spessore, l’evoluzione, la nascita e la fine.
Anche per questo ho imparato, tanti anni fa, ad accordare il pianoforte, lo strumento che suono.
Male…

Negli anni ho imparato a creare i suoni, ad elaborarli, a scriver musica e a registrarla. cercando sempre, nei miei evidenti limiti, d’aver cura del “suono”.

Ogni tanto faccio il “fonico abusivo”, nel senso che non sono un fonico, non mi considero un fonico, ma lo faccio.
Per soldi, ovviamente. Per soldi son capace di tutto, anche di lavorare.
Figuriamoci lavorare con il “suono”.

E stasera, come altre volte, m’è capitato di ricevere i complimenti di chi stava sul palco, ma anche dallo scarso pubblico, per il “suono” che hanno ascoltato.
Un bravo attore che leggeva poesie e un’arpista di talento che l’accompagnava.
Attrezzatura da battaglia, come sempre, microfoni scadenti, difficoltà a tenere a bada il rumore di fondo dell’impianto.

Non sono un fonico, ma so ascoltare.
Ho ascoltato l’attore e l’arpista, il loro “suono”, e li ho amplificati un po’…

Ho cercato di sentire lo stesso suono ache giù dal palco. Con qualche cautela e un po’ d’attenzione non è difficile, secondo me.
E infatti ci sono riuscito, proprio perché non è difficile, se si ascolta.

E invece erano tutti stupiti: mai avuto questo “suono”!

Possibile che quello che io considero il livello minimo stia diventando un’eccezione?

Nel Buddhismo Zen disegnare l’Ensō è una pratica spirituale molto importante, non solo per quello che simboleggia.
anche se è solo un cerchio…

Ensō

Ensō


Next project…

Niente ferie, niente in vista, niente entrate, niente di niente…
È tempo di metter mano al prossimo progetto musicale.

Un passo per volta…

Piano tuning.

                                                               Piano tuning.


Into the beast…

Domenica mattina, mezz’ora di tempo, che faccio?

Smonto il nuovo microfono…

L’ho già fatto quando l’ho preso, ma non fino all’osso, non avevo gli attrezzi con me, e forse il venditore non avrebbe apprezzato.

Neumann U87ai aperto

Neumann U87ai aperto

Vedo che ci sono un paio di problemi: alcuni piedini che collegano la capsula al corpo del microfono sono storti, ma soprattutto scopro che uno dei fili della capsula è danneggiato. Montando la cuffia a rete di protezione hanno “pizzicato” il cavo…

Il cavo danneggiato

Il cavo danneggiato

 

Ma quanto è danneggiato? Mica si vede bene…

Tana per il cavo!

Tana per il cavo!

 

Poco male: lo accorcio e lo risaldo. Mai fatto prima su un Neumann, però…

Rewired

Rewired

Rimonto, ricollego il microfono: perfetto!

 

 


New kid in the studio…

Dopo oltre due anni di tentativi, modifiche, sostituzioni di pezzi, aggiunte e spese il piccolo gioiellino acquistato a Porta Portese, un Neumann KM56 del 1956, ha ceduto il posto, con un conguaglio a mio favore, ad un più solido, ed efficiente, U87ai.
Usato, ovviamente, con qualche graffio di troppo ed il selettore -10dB da sostituire anche se funzionante, ma insomma: il suono c’è tutto.

Neumann U87ai

Neumann U87ai